Storia dell' Isola
Pantelleria dalla preistoria alla storia
Per mancanza di reperti non si può dire che vi sia stato un popolo "ab
origine", si può invece affermare che Pantelleria sia stata "scoperta" e
"abitata" quando l'uomo raggiunse uno stato avanzato della navigazione.
L'archeologo Bernabò Brea nella sua opera "La Sicilia prima dei Greci"
attribuisce ai neolitici la conoscenza dell'agricoltura,
dell'allevamento del bestiame, della navigazione, della lavorazione
dell'argilla e dell'ossidiana, del commercio; inoltre ci parla di loro
come un gruppo che vive in un villaggio di capanne.
Il Tozzi nella sua relazione preliminare sugli scavi a Pantelleria,
fa riferimento all'economia delle genti che abitarono il villaggio,
basata sull'agricoltura e l'allevamento del bestiame e nell'elenco dei
reperti archeologici annovera accettine di pietra levigata. Confortati
da quanto scrivono i due archeologi, possiamo dire che Pantelleria fu
abitata nel neolitico.
Una testimonianza architettonica, i Sesi, seguita da quanto Alfonso
Manaresi scrive nel suo lavoro "L'Ellade Eterna": "... poco o nulla
sappiamo della vita dei neolitici. Una singolare delicatezza d'animo
dimostrano nei loro usi funebri. Seppelliscono infatti i loro morti
amorosamente rannicchiati..."
Secondo Bernabò Brea, il popolo neolitico abitava la Siria
settentrionale e l'Anatolia meridionale. A questo popolo attribuisce
abilità navigandi e difatti egli suppone che abbia attraversato il
mediterraneo pervenendo in Italia, in Africa settentrionale, in Spagna e
in Francia.
Accettata la tesi del Bernabò Brea, ci si pone il seguente quesito:
i neolitici giunti a Pantelleria provengono dalla madrepatria o dalla
Sicilia o dalla vicinissima Tunisia ?
Tenendo conto che la navigazione nel periodo neolitico dovette
svolgersi sempre in vista della terra, si suppone che i neolitici siano
venuti da terra vicina, dalla Tunisia e precisamente da Kelibia e che
abbiano fatto più viaggi, dovendo trasportare bagagli, persone, animali.
Ciò che li spinge ad insediarsi nell'Isola è l'ossidiana, la
preziosa roccia presente a Pantelleria, ottima per la fabbricazione di
armi e strumenti da taglio.
Secondo il notaio D'Aietti la data dello sbarco risale ad oltre 5000
anni fa con l'approdo nella cala di Modica (Mursia)
Presero dimora a Cimillia ed edificarono capanne in muratura addossate
le une alle altre e inoltre recintarono l'abitato di un mastodontico
muraglione, di cui rimane il lato Est.
Nulla si è reperito che ci possa far parlare della fine dei Sesioti, né
del periodo compreso fra la loro scomparsa e l'arrivo dei Fenici. In
questo lungo lasso di tempo, compare Ulisse, turista nell'Isola. Difatti
nel primo canto dell'Odissea si legge: "... in mezzo al mare in un
Isola, ov'è l'umbilico del ponto..." è nel quinto canto "... ma quando
all'Isola giunto fu poi, che remota sorgeva..." e infine nel canto VII
"...sorge un'Isola Ogigia nei gorghi remoti del mare...". Orbene, se il
centro del Mediterraneo è il canale di Sicilia, se il centro del canale
di Sicilia è un'Isola, l'ombelico di questo canale è l'isola di
Pantelleria, Ogigia, la dimora di Calipso, la bella ninfa che Ulisse
ammira nella "grande spelonca" cioè nella grotta di Sateria, l'unica che
abbia analogia con la descrizione omerica.
Epoca storica antica o epoca di Cossyra
(colonizzazione fenicia e occupazione romana VII secolo a.C. - 440)
I Fenici, popolo di navigatori, avvertirono la necessità di avere
delle stazioni di sosta (empori) perchè per la loro navigazione non
sempre si potevano servire di notte dell'Orsa Minore. Consapevoli della
posizione strategica di Pantelleria, ne fecero uno scalo che dovette
essere presidiato per timore che potesse cadere nelle mani di altri.
La data dell'occupazione dell'Isola da parte fenicia si aggira intorno
al X secolo a.C. In seguito lo scalo fenicio di Pantelleria per
l'intensificarsi dei traffici diventa la città stato di Cossyra con una
marina da guerra come attesta un documento che celebra la vittoria dei
romani nell'anno 254 a.C. Dunque già nel 255 Cossyra è una città Stato,
una città autonoma che batte moneta.
La nascita di Cossyra si fissa nel VII secolo a.C., in base allo studio
dei reperti archeologici.
L'Orsi infatti parla di tre tipi di struttura nelle mura dell'Acropoli.
Il più antico risale al VII secolo a.C.; sempre al VII secolo risalgono
i resti del tempio del Bagno dell'acqua (Lago di Venere); decisamente al
VI secolo una testa muliebre in terracotta (Bagno dell'Acqua) e i
sepolcri punici intorno all'Acropoli.
Gli artefici della città Stato, secondo il notaio D'Aietti, furono i
Cartaginesi, che potenziarono l'insediamento fenicio inviando nuova
gente e costruendo fortificazioni, interessati all'Isola che per la sua
posizione geografica rappresentava una sicurezza di fronte al pericolo
dei Greci, stanziati in quasi tutta la Sicilia.
I Fenici, che fecero dell'Isola uno scalo, dovettero costruire un
rifugio di emergenza, un piccolo porto; i Cossyresi costruirono un
porto, capolavoro dell'ingegneria marittima. Il sito fu quello del porto
attuale del centro urbano di Pantelleria, aveva una testata ad ipsilon
ed era addentrato nella terraferma, di conseguenza il piazzale
antistante alla chiesa matrice, al castello e l'attuale banchina, erano
immersi nell'acqua, difatti a seguito di lavori in pizza Cavour, furono
rinvenuti resti di un fondale marino.
Il porto fu protetto da una massiccia fortificazione, a protezione del
naviglio e dell'abitato retrostante. Tale tesi è avvallata dal fatto che
tanti massi delle mura del castello sono identici a quelli delle mura
dell'Acropoli, sede dei Cossyresi.
L'acropoli di San Marco e di Santa Teresa fu una scelta felice per la
sicurezza perchè la vista, libera da ostacoli, abbraccia un amplio
raggio di mare.
Alle spalle l'Acropoli era protetta dal monte Sant' Elmo, un vero
osservatorio e baluardo di difesa, munito certamente di opere e di
milizie.
Cossyra marittima dovette essere adagiata sul pendio che sovrasta da Sud
la Via Roma, la Piazza Cavour, l'antica Via Arciprete D'Aietti e Corso
Umberto I fino a comprendere l'Hotel Miryam ad Ovest ed il Pozzo
nell'estremo Est. L'abitato inoltre comprendeva la località Itria e
Rocche. Questa linea immaginaria è il lato Nord della Cossyra marittima;
il lato Est dovette snodarsi ad Est della Via Dante, il lato Ovest lungo
la Via Trapani ed infine il lato Sud dovette essere una parallela molto
al di sotto della rotabile Pantelleria - Aeroporto.
Quanto all'area del Borgo è da escludere che vi fosse un abitato ma
dovettero esserci magazzini per deposito merci, attrezzature marinare e
di lavoro, baraccamenti per il riparo e il riposo della gente marinara.
Nel Borgo vi dovette essere una robusta fortificazione che si allacciava
al resto della muraglia difensiva dell'abitato marittimo.
Sotto il dominio romano, Cossyra, divenuta municipio, non perde il suo
splendore, in quanto non vengono meno i traffici ed il commercio. La
popolazione continua ad essere fenicia e gode dei diritti civili ma non
di quelli politici, ha un'amministrazione comunale, presieduta da due
cittadini locali.
Nell'Isola Roma stanzia le sue milizie ed invia pochi civili, quasi
tutti funzionari. In questo periodo si insedia a Pantelleria un gruppo
di ebrei.
Durante la crisi dell'impero che precede la sua caduta, i mari vengono
infestati dalla pirateria e Pantelleria, cuore del Mediterraneo, non
viene risparmiata.
Ben comprende l'importanza della sua posizione strategica, Genserico
capo dei vandali che la occupa, subito dopo la conquista di Cartagine
439 d.C. e sotto un certo aspetto l'Isola ne trae beneficio in quanto
viene protetta dalle incursioni nemiche.
A seguito della vittoria sui vandali, riportata da Belisario, generale
dell'imperatore d'oriente, Giustiniano, Pantelleria passa sotto i
Bizantini e per circa un secolo gode di pace e benessere. I nuovi
conquistatori curano infatti l'agricoltura, l'industria e il commercio.
L'interesse dei Bizantini per Pantelleria scaturisce dalla sua
strategica posizione e perciò la fortificano, opera di questo periodo è
il primo Castello, antenato di quello attuale. A differenza dei Romani
che occupano l'Isola gli Arabi la colonizzano. Pertanto l'economia
"risuscita" sia per l'introduzione della coltura del cotone, dell'orzo e
degli agrumi, sia per la politica agraria che, ostile al latifondo, crea
le piccole proprietà.
Per quanto concerne l'ordinamento politico-amministrativo, Pantelleria è
certamente un piccolo emirato, governato da un kàid nelle cui mani si
assommano i poteri, anche quello militare. Accanto al kàid vi sono dei
collaboratori locali che hanno il compito di riscuotere i tributi.
Il 1123, la data non è però certa, segna il passaggio di Pantelleria al
dominio Normanno. L'Isola sotto i normanni dal punto di vista religioso
fa parte della diocesi di Mazara dalla quale viene distaccata nel 1844
per passare alla diocesi di Trapani per poi ritornare nel 1950 a quella
di Mazara.
Sotto gli Angioini, gli abitanti di Pantelleria subiscono un fiscalismo
non indifferente, fissato non in base agli abitanti e ai loro beni;
l'imposta era infatti a forfait.
Del resto anche Re Pietro D'Aragona, subito dopo l'incoronamento, invia
a Pantelleria un notaio con un dispaccio indirizzato al capitano
dell'Isola. Con il suddetto dispaccio si invitavano gli abitanti a
versare i diritti e i tributi dovuti al Re di Sicilia.
Nel 1306 Pantelleria viene data in dono dal Re Federico secondo
D'Aragona alla consorte.
L'anno 1361 è una data storica per Pantelleria in quanto segna la
nascita del feudo dell'Isola. Infatti Federico quarto concede
Pantelleria in feudo al genovese Emanuele D'Oria.
Nel 1399 Re Martino concede in feudo l'Isola a Squarciafico a seguito
dei suo servizi resi alla corona ma essendosi registrata una opposizione
al governo di Squarciafico, Pantelleria ritorna al reale demanio. Il
feudo rinasce nel 1421 a seguito della concessione dell'Isola a
Francesco De Belvis che nel 1491 la vende a Don Luigi Requiesenz. Con il
rifiorire della pirateria per opera dei barbareschi dell'Africa
settentrionale e dei Turchi, Pantelleria è oggetto di incursioni.
Memorabile quella del 1550 che causò distruzione e saccheggio; famose le
incursioni di Dragut del 1553 e dei Turchi del 1556.
A seguito delle suddette incursioni gli Spagnoli ritengono che sia
indispensabile difendere l'Isola e pertanto inviano milizie ed armamenti
al comando di un capitano che ha il compito di governare Pantelleria.
Il Castello ha in questo periodo un ampliamento e viene costruito il
bastione dove trovano alloggiamento le artiglierie.
Il 1574 segna l'inizio dell'occupazione spagnola con milizia regia al
posto di quella feudataria, per l'Isola il governo spagnolo è paterno e
benevolo.
A seguito del trattato di Utrecht del 1713, Pantelleria passa sotto casa
Savoia ed in seguito sotto gli Austriaci per poi passare sotto i Borboni.
Le condizioni di Pantelleria quando vi sbarcarono i Borboni sono molto
disagiate: manca il porto e soltanto qualche piccola tartana
giunge dalla Sicilia a portare frumento; l'agricoltura è in crisi perchè
solo i terreni vicino al centro vengono coltivati, quelli distanti sono
incolti dato che i contadini non si recano per timore della pirateria.
Là dove un tempo prosperava la vite ora verdeggia il bosco e si ha
pertanto abbondanza di legna e di carbone. Nell'Isola vive una colonia
di relegati. L'assistenza religiosa è inesistente, solo nella matrice si
celebra messa; la giustizia è amministrata da giudici locali non
competenti. Pertanto i Borboni fortificano la difesa dell'ingresso del
porticciolo con due fortini, quello di San Leonardo e quello di Punta
Croce, fanno edificare magazzini per la provvista del grano ed
intensificano la vigilanza contro i Corsari.
Durante il periodo borbonico a Pantelleria si diffonde il colera che
miete molte vite, in questo triste evento si distingue per professione
ed umanità il Dott. Alfonzo Errera.
Il 1845 è una data importante per Pantelleria, perchè l'Isola si libera
da "ceppi della feudalità".
Nel 1848 si verifica nell'Isola una sommossa organizzata dalla "mala
pantesca" che fa scappare la guarnigione borbonica ed il suo comandante.
Per l'amministrazione dell'Isola si costituisce un comitato provvisorio
che si trasforma in consiglio civico, vi fanno parte i notabili
dell'isola di matrice borbonica, pertanto è da escludere che la sommossa
sia di stampo liberale.
Il lasso di tempo che va dal 1848 al 1960 è per i panteschi
apparentemente tranquillo.
Nell'Isola in seguito ai moti del 1848 sono affluiti dei relegati
politici che vi portano le loro idee liberali le quali hanno un buon
numero di ascoltatori. Anche l'intensificarsi dei traffici concorre alla
diffusione di uno spirito liberale. Pertanto gli avvenimenti del 1860
trovano a Pantelleria un piccolo gruppo di liberali che aumenta di
numero in seguito alla marcia trionfale di Garibaldi.
La coscienza politica è un dato di fatto ed i liberali panteschi non
esitano a recarsi a Sideri, dove sbarcano il 6 giugno 1860 tre liberali
che portano in dono il tricolore. Quella sera stessa viene sciolta la
guardia urbana e sostituita con la guardia nazionale presieduta da Don
Fortunato Ribera, così Pantelleria entra a far parte del Regno d'Italia.
Dal
1861 al 1940 niente di nuovo nella storia di Pantelleria fatta eccezione
della partecipazione dei panteschi al primo conflitto mondiale.
Pochi i panteschi che accolgono le nuove idee del socialismo, molti per
costrizione, il fascismo.
Protagonisti in occasione del secondo conflitto i panteschi, che alcuni
anni prima della guerra vedono spazzata un'intera collina e venir meno
molti ettari di vigneto per la costruzione dell'aeroporto e degli
hangars. E' per l'Isola una "belle epoque" dalla durata di quasi tre
anni finché Pantelleria non vide il primo bombardamento dell'8
maggio del 1943. Gli anglo- americani sganciano su Pantelleria una
cornucopia di bombe, in particolare sull'aeroporto. Da quel giorno fino
all'11 giugno i panteschi vivono giorni ineffabili. Alcuni panteschi
lasciano l'Isola usufruendo di aerei che riescono ad atterrare, la
maggior parte si rifugiò negli hangars o nelle grotte o nelle
campagne.
Pantelleria è tempestata da tonnellate di esplosivo e pertanto il centro
urbano viene raso al suolo fatta eccezione del palazzo comunale
distrutto in seguito dagli americani per un filmato.
Dopo 35 giorni di bombardamento, Pantelleria vede
sventolare
sul colle di Sant'Elmo la bandiera bianca, segno di resa e di guerra
finita.
Tabella riassuntiva dei Popoli che conquistarono l'Isola
Sesioti |
5.000
a.C. |
Fenici |
X secolo
a.C. |
Romani |
217 a.C. |
Vandali |
439 |
Bizantini |
551-835 |
Arabi |
835 |
Normanni |
1123 |
Turchi |
1553 |
Svevi |
1221 |
Angioini |
1266 |
Aragonesi |
1282-1412 |
Genovesi
(Pantelleria fu feudo dei Genovesi) |
1361 |
Periodo della
pirateria |
1425-1556 |
Spagnoli |
1556-1713 |
Periodo Piemontese |
1713 |
Austriaci |
1720-1734 |
Borboni |
1734 |
Pantelleria fa parte
del Regno d'Italia |
1861 |
|